Il monastero
Durante un pellegrinaggio ad Assisi nel 1275, Santa Cristiana ha in visione il Signore che le mostra una casa religiosa nel suo paese natio. Così, tornata a Santa Croce sull’Arno, il borgo dove era nata, riceve in dono dal Comune una costruzione dove lei si trasferisce nel 1279 insieme a dodici sue compagne, dando origine a un piccolo Monastero. Nel 1289 la costruzione prese il nome di “Monastero della Cristiana”, dopo molto assunse il titolo di “ Monastero della Beata Cristiana” e infine si chiamò definitivamente “Monastero di Santa Cristiana”.
La costruzione si trovava vicino a un’altra casa di proprietà privata, e a uno spazio annesso usato come tugurio, che Cristiana e le sue compagne trasformarono poi in un oratorio, ricavandone una semplice e modesta stanza con un altare dedicato alla Vergine.
Gli ampliamenti del Monastero furono numerosi e resi possibili da una grande attività di compravendita della Santa. Cristiana iniziò infatti comprando una piccola piazzetta, proseguendo così fino a inglobare buona parte della contrada di San Niccolò e quella di San Jacopo. La frequenza dei fedeli era talmente elevata che venne costruita anche una nuova chiesa abbastanza ampia, in cui anche la zona antistante era di proprietà del Monastero e comprendeva l’abitazione e l’orto dei cappellani. Qualche anno più tardi Cristiana comprò un piccolo spazio aperto adiacente l’oratorio, e ottenne il permesso di costruire un edificio abitabile integrato tra le mura del castello, l’oratorio e il convento. Questo fu possibile anche grazie alle donazioni, mobili e immobili, dei fedeli al cenobio.
Nel corso degli anni crebbe il numero delle religiose e per questo la sistemazione interna del Monastero aumentò sempre di più. Alla morte di Santa Cristiana, il Monastero possedeva 15 casamenti e altre piccole case e capanne. Dopo due anni dalla morte della Santa, i lavori al Monastero arrivarono a moltiplicarsi. Nel 1317 vennero venduti tre appartamenti per poter ampliare la struttura delle religiose visto il loro continuo aumento. Nel periodo della grande peste che colpì l’Italia gran parte delle monache del convento morì, e ne rimasero soltanto sette, che restarono comunque nel Monastero perché avevano la possibilità di farsi seppellire nello stesso. Subito dopo questa crisi il convento rifiorì: la grande acquisizione di immobili e terreni fece sì che il Monastero rappresentasse uno dei più cospicui possessori terrieri dell’intera comunità.