Cristiano Banti
(1824-1904)
Rappresenta una figura di notevole importanza nella pittura italiana ottocentesca. Dopo aver ricevuto una prima educazione neoclassica all’Istituto d’Arte di Siena, nel 1854 si stabilisce a Firenze e inizia a frequentare l’ambiente del Caffè Michelangelo. La produzione degli anni Cinquanta è costituita, perlopiù, da quadri di soggetto storico, “Episodio del Sacco di Roma” (1856), “Galileo Galilei davanti all’Inquisizione”, “Torquato Tasso ed Eleonora d’Este” (1858), “La congiura” (1859). Nello stesso periodo si sposa e soggiorna frequentemente nelle ville di Montorsoli e Montemurlo, dove ospita amici e artisti meno abbienti e raccoglie una mirabile collezione di opere di Fattori, Boldini, Abbati, Signorini, Lega. Nella primavera del 1860, inizia a dipingere en plein air nella campagna di Montelupo. Non costretto dalla necessità, preferisce dipingere per sé, esponendo pochissimo e senza cercare il consenso del pubblico, lieto solo dei riconoscimenti di amici stimati come Fattori e Signorini. Soggiorna sempre più spesso in campagna, lavorando intensamente. Nel 1870 è nominato membro della giuria dell’Esposizione Nazionale di Parma; Negli anni Ottanta raggiunge alti livelli di qualità in quadri come “Tre contadine sedute dinanzi a una siepe” e “Le lavoranti di paglia della Val d’Elsa” (1886), che dona all’allora ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1884 è nominato professore all’Accademia di Firenze e membro della Commissione riordinatrice degli Uffizi. Muore a Montemurlo nel 1904.